IL SANTUARIO ETRUSCO-ROMANO DI GRASCETA DEI CAVALLARI
dal canale youtube ArcheoTime
L’area sacra della Grasceta dei Cavallari si trova a 5 km da Tolfa (Roma), sul fianco di una piccola valle tra i Monti Sassicari e Mazza.

UN SANTUARIO DI CONFINE
E’ un santuario etrusco-romano, nello specifico viene denominato come santuario di valico, frequentato dalla popolazione rurale del circondario e da genti di passaggio.
Come molti altri santuari antichi, infatti, il santuario della Grasceta si trovava in una posizione di confine, di confine tra i territori delle due importanti città etrusche di Cerveteri e Tarquinia, ed è per questo motivo che svolgeva probabilmente un ruolo molto importante di connessione tra queste due realtà.
La frequentazione del sito è iniziata a partire dal VI secolo a.C. ed è continuata per alcuni secoli, fino al III secolo a.C.
IL TEMPIO A
Il santuario, scavato tra il 1955 e il 1957 (e poi anche nel 1984), è costituito da un’area sacra, aperta e recintata, affiancata da costruzioni esterne.

L’area sacra di pianta rettangolare (10 x 18 metri), era delimitata da un muro di recinzione aperto nella parte frontale rivolta ad est. Era bordata internamente da portici a sostegni, probabilmente d legno, poggiati su grosse basi quadrangolari di pietra.
Al centro dell’area si trovava un piccolo tempio (3,35 x 5,40 m) in antis, cioè con la facciata formata da due colonne centrali e da due ante laterali, dotato di cella e pronao. Sulla fronte del tempio, fuori asse, si trova una base modanata, probabilmente interpretabile come altare.
CELLA B
Fuori del recinto, ma vicino ad esso si trova un piccolo edificio (3,90 x 5,40 m), probabilmente un tempietto, costituito da un solo ambiente con banchine ai lati e sostegno centrale in pietra.

Si ipotizza che la statua di culto fosse posizionata qui,sul basamento centrale.
IL TERZO EDIFICIO
Sempre al di fuori del recinto, leggermente distanziato e disposto obliquamente, si trova un edificio pressoché quadrato (4,40 x 4,30 m) e aperto sul davanti forse interpretabile come bottega.

LA DEA QUI VENERATA
Non è attualmente certo quale fosse la divinità venerata nel’area sacra, stando ad alcuni rinvenimenti è possibile ipotizzare che si trattasse della dea Afrodite.
Durante le indagini archeologiche furono recuperati diversi ex voto, cioè oggetti lasciati in dono alla divinità per sollecitare la guarigione da una malattia o come ringraziamento per l’avvenuta guarigione che raffigurano parti anatomiche (teste, mani, dita, piedi, mammella, ecc.).
Questi ritrovamenti fanno pensare che qui fosse presente un culto di tipo salutare.
GLI EX VOTO
Tra i reperti rinvenuti, che è possibile vedere al Museo Civico di Tolfa, spiccano delle terracotte raffiguranti teste umane, i cui caratteri formali esulano completamente dal gruppo e sembrano riferibili a una piccola officina ceramica locale che non doveva essere stata influenzata dalla cultura ellenistica del periodo.
“La testa raffigurata è lavorata al tornio con riporti di argilla per rendere alcuni particolari anatomici. La resa generale è priva di attenzione ai particolari anatomici e ad una modellazione “realistica” dell’anatomia umana. Il cranio è semplicemente realizzato con un cilindro in terracotta con calotta superiore emisferica. Le sopracciglia sono fortemente rilevate, la fronte sfuggente, palpebre e pupille a cordone, naso diritto, labbra a fessura, mento triangolare sfuggente, un solo orecchio sporgente, collo cilindrico con carotide rilevata. Tutti i particolari anatomici sono “schiacciati” nella parte frontale della figura e volutamente accentuati, come l’orecchio destro, per renderli più evidenti. L’orecchio sinistro è mancante segnale evidente che il donatore della testa doveva accusare problemi fisici proprio a tale parte del corpo”.

Un’area sacra in mezzo ai boschi è qualcosa di affascinante, soprattutto se dedicata ad Afrodite poi! *_*
Ciao Francesca buona serata! 🙂
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sì tra i boschi 🙂 passeggiata salutare (tutta in salita per arrivare fin lì) e vista della natura tutta intorno 🙂
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