“I feel free in time
Fall depths with me miles apart
In light, we solve our own lives,
In time, you breach the brighter parts
In light, we fall”
Camminando e guardando il silenzio nella luce. Tutto il resto del mondo scompare e inizia un tempo diverso.
Un tempo diverso fatto di felci che stanno lì chissà da quanto, e da radici che si aggrappano al tufo, o lo abbracciano, chissà.
Il tufo, così delicato, dentro il quale cadi e, sbirciando dentro, trovi i letti di deposizione sui quali, con grande dolore e compassione amorosa, chissà chi ha deposto lì il proprio caro.
Il proprio adorato marito, il proprio giovane figlio, la propria dolce mamma, i propri meravigliosi nonni… ma noi di loro non sappiamo più nulla… solo il loro ultimo luogo di vita terrena e nessun nome o indizio su chi fossero nella vita di tutti i giorni o cosa facessero nelle loro giornate.
Sono luoghi mistici, questi, però muti.
Sono muti perché delle loro esistenze personali non conosciamo nulla… i corredi avrebbero parlato a noi per vece loro… ma gli uomini hanno razziato tutto, proprio tutto, fino all’ultimo pezzettino e, ora, restano solo letti e stanze vuote, e nient’altro che un’atmosfera onirica (quella sì!) che come in un incantamento ti porta e ti trasporta in un tempo diverso.
Un tempo diverso che ti fa riavvicinare alla Storia e alla Natura, la natura e la storia della Tuscia rupestre… sarà grazie a tutto questo verde, a tutta questa ombra, a tutta questa luce tra le foglie… a tutto questo tufo.
Questo tufo scavato sono le cosiddette “Palazzine” tombe etrusche a semi-dado del VI secolo a.C.
Si trovano all’interno del Parco Regionale Marturanum e la loro principale caratteristica è di avere in facciata delle porte allineate, che danno così accesso ad altrettante camere funerarie con soffitto a spioventi e letti per la deposizione dei defunti scolpiti nella roccia, nel tufo.
(le foto by Francesca Pontani)