“il senso del viaggio
è la meta,
è il richiamo”
Il richiamo dell’Etruria interna è il richiamo della bellezza naturale, dei corsi d’acqua, di un’archeologia che dà incantamento.
Un incantamento in un luogo piccolo.
Un luogo piccolo dove però è concentrata tutta la Tuscia:
Etruria
mistero
fascino
archeologia
Etruschi
e Medioevo
stanno tutti qui, a San Giovenale.
A San Giovenale tumuli in stile ceretano, necropoli rupestri, tombe a camera con dromos molto stretto, vie cave tagliate nel tufo, un castello medievale, una piccola “Via degli Inferi” (nella collina di sinistra), una città etrusca sopra la castellina: tutto questo in poco spazio.
Infatti San Giovenale è uno degli esempi più suggestivi delle cosiddette “castelline” dell’Etruria meridionale: cioè un’area sopraelevata, difesa naturalmente, che aveva una tagliata molto stretta di accesso, difesa (in questo caso) dal fiume Vesca che vi scorre vicino, lungo i fianchi.
E fu proprio questa posizione sulla rupe tufacea a forma di mezzaluna, difesa naturalmente, che portò la famiglia dei Di Vico ad erigervi un castello, nel Trecento, e i resti della piccola chiesa Alto Medievale dedicata al Vescovo Martire di San Giovenale da Narni.
Necropoli e Acropoli (in parte occupata dal Castello) difese e divise dal Vescenei/Vescu, il fiume Vesca che scorre lungo uno strapiombo naturale, un vero e proprio canyon.
E’ proprio così che la natura e l’archeologia ti fanno stare bene, ti fanno sognare ad occhi aperti… sul bordo di un torrente, senza dire una parola, con lo sguardo che si apre e con lui si apre anche la natura che compare tra gli alberi.
Il fascino di San Giovenale negli anni passati fu immenso, tanto che negli anni ’50 e ’60 giunse qui a scavare lo stesso re Gustavo Adolfo VI di Svezia, seguito dagli assistenti, dalla sua stessa famiglia e da archeologi di grande spessore internazionale: un periodo d’oro per la Tuscia di Viterbo, finalmente conosciuta e valorizzata al livello internazionale.
E qui venne a scavare anche Ira Marvin Levin, lo scrittore de “I ragazzi venuti dal Brasile”, anche lui grandissimo appassionato di archeologia e di San Giovenale.
Poi, però, tutto tornò nell’oblio…
(le foto by Francesca Ceci)