la Via Cava di Poggio Prisca dal canale youtube ARCHEOTIME
Del nostro passato rimangono eccezionali opere enigmatiche ed inspiegabili che ti avvolgono nelle spirali del tempo…

(©FrancescaPontani)
Un varco nelle viscere della madre-terra.
Sono le cosiddette “vie cave” o ”tagliate” etrusche: cioè delle impressionanti opere megalitiche concepite e realizzate (si pensa) con lo scopo di sacralizzare speciali luoghi del territorio.
Le vie cave sono dei ciclopici corridoi scavati e tagliati con cura nella roccia, profondi fino a 20 metri sono larghi fino 3 metri e molto lunghi. Un percorso stretto attraverso alte e spioventi pareti, si cammina su un “sentiero” curvilineo, a volte con una discreta pendenza.
Le vie cave sono profonde e ombrose e sono qualcosa di unico, presenti soltanto nell’antica Etruria. Un dato ricorrente è che sono sempre realizzate presso una necropoli e, a volte, la attraversano in tutta la sua estensione. Quindi forse le vie cave furono realizzate come ”percorsi sacri” per il culto all’interno delle necropoli, dove venivano svolte processioni, funerali e altre ritualità.
Il fatto che le vie cave si trovino “dentro” la roccia, una sorta di vie semi-sotterranee, suggestivamente ci fa pensare a loro come un “mezzo” per fare avvicinare fisicamente l’uomo allo spazio del sottosuolo, la sede degli dei della terra e degli antenati. E’ così che il più celebre mito etrusco, quello della nascita di Tagete può essere all’origine delle vie cave.
Un giorno un contadino etrusco di nome Tarchun stava arando un campo e all’improvviso, da un solco nella terra, saltò fuori un bambino che, però, quando iniziò a parlare, si espresse con un linguaggio così raffinato e ricco di esperienza da sembrare di ascoltare le parole di un vecchio sapiente: fu questo che provocò lo stupore di Tarchun.
Il vecchio-bambino si chiamava Tagete e fu lui a rivelare la dottrina sacra: l’Etrusca Disciplina.
L’elemento sovrannaturale nel mito di Tagete è la sua comparsa da un solco aperto nella terra dall’aratro di Tarchun ed è suggestiva l’analogia che si può individuare nelle vie cave: una sorta di giganteschi “solchi” aperti nella terra. Dall’interiorità della terra, da un solco, emerge una sapienza vitale e senza età, giovane e vecchia come Tagete, eterna, primigenia.
“Il solco tracciato dall’aratro permette alle forze sacre del sottosuolo di emergere, come permette ad un seme di fruttificare. Così le vie cave, enormi solchi rupestri, permettono di vivificare e sacralizzare le città dei morti, le grandi necropoli rupestri. Nel mito di Tages e nelle tagliate è presente il senso ultimo del culto della madre-terra praticato dagli etruschi, basato sulla convinzione che la terra è viva e che le sue sacre energie possono emergere per il bene di tutti gli esseri umani, per i vivi come per i morti. La terra e la sua interiorità furono il grande dio degli Etruschi manifestatosi nei diversi volti delle divinità associate al mondo sotterraneo: Voltumna, Velcha, Tages, Sethlans, Aita, Phersipnai, Vanth, per esempio” (G.Feo “Misteri etruschi”).
Lungo le vie cave si trovano chiese e oratori di epoca medievale; croci cristiane incise su tutte le pareti.
Percorrere una via cava è un’esperienza unica ed emozionante; è come camminare attraverso l’oscurità mistica e profonda della madre-terra. Solo dall’alto penetra qualche raggio di sole… una debole luce che permette di camminare attraverso la penombra del sentiero.
La via cava di Poggio Prisca si trova all’interno del Parco Archeologico “Città del Tufo” del comune di Sorano (Gr), a pochi metri dalla Tomba Ildebranda, dalla Tomba dei Demoni alati, dalla Tomba del Tifone e dalla Tomba Pola.
Inoltre è qui che Matteo Garrone ha girato alcune delle scene più belle del suo ultimo film “Il Racconto dei Racconti-Tale of Tales”: qui la principessa Viola cerca di fuggire dal tremendo orco diventato suo marito…
Complimenti!
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Grazie 🙂
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