il video della Tomba Ildebranda dal canale ARCHEOTIME
“Nella primavera del 1843 Mister Ainsley, all’epoca mio compagno di viaggio decise di fare un’escursione fino a Sovana. Una volta arrivato chiese se vi fossero dei resti antichi. Resti antichi! Nessuno a Sovana aveva mai sentito parlare di “roba” simile. Decise di procedere all’esplorazione dei dintorni. In breve le sue aspettative furono confermate. Qui c’erano tombe con facciate tagliate nella roccia, come a Norchia e Castel d’Asso, oltre a un monumento a forma di tempio, bellissimo e unico nel so genere”. (G.Dennis, The Cities and Cemeteries of Etruria, 1883)
DUE CITTADINI INGLESI “SCOPRONO” SOVANA
Dobbiamo ringraziare due cittadini inglesi del XIX secolo per la scoperta dei monumenti funerari rupestri di Sovana. Nel 1843 c’è la prima segnalazione del viaggiatore Ainsley che resta completamente rapito e meravigliato dalla straordinaria ricchezza delle tombe scolpite nel tufo e poco tempo dopo anche l’amico Dennis dedica alcune pagine del suo libro “The Cities and Cemeteries of Etruria” alle tombe di Sovana.
Tra saccheggi e scavi clandestini i primi sistematici scavi archeologici avvennero solo tra il 1859 e il 1861 ad opera della società Colombaria di Firenze.
Ma è soltanto nel 1929 che Ranuccio Bianchi Bandinelli pubblica uno studio complessivo su Sovana, nel quale illustra le tipologie tombali.
IL PARCO ARCHEOLOGICO “CITTA’ DEL TUFO”
La Tomba Ildebranda di Sovana si trova all’interno del Parco Archeologico “Città del Tufo” che è costituito da tre aree di grande interesse storico, archeologico, naturalistico e paesaggistico su una superficie di 60 ettari: la necropoli etrusca di Sovana, l’insediamento rupestre di San Rocco e l’insediamento rupestre di Vitozza. Le testimonianze più significative del Parco riguardano le necropoli etrusche, ma numerosi sono anche i resti di epoca tardo antica e medievale come castelli, chiese, fortificazioni e abitazioni rupestri.
Ci troviamo sulle colline a nord del torrente Calesine, dove è posizionata la porzione più grandiosa della necropoli. Orientata a mezzogiorno, essa si estende per circa 1,5 km e presenta una fila quasi ininterrotta di tombe a dado e a semi-dado. Tra queste spiccano alcune monumentali tombe a fronte colonnata e a edicola con frontone decorato: la Tomba Pola, la Tomba Ildebranda, la Tomba dei Demoni Alati, la Tomba del Tifone e le Tombe a semi-dado.
La necropoli è percorsa dalla Via cava detta il Cavone e dalla Via cava detta di Poggio Prisca.
LA TOMBA ILDEBRANDA DI SOVANA
La Tomba Ildebranda di Sovana è la più famosa delle tombe etrusche di questa necropoli, e prende il nome da Ildebrando di Sovana, che in età medievale fu papa con il nome di Gregorio VII.
La struttura funeraria, databile tra la fine del IV e la prima metà del III secolo a.C., si trova all’estremità nord-occidentale di Poggio Felceto: a destra, guardando il monumento, un’ampia platea artificialmente squadrata ospita altre tombe monumentali, mentre a sinistra sono presenti numerose cavità utilizzate in antico come piccole tombe ad incinerazione.
La tomba Ildebranda è a forma di tempio, caratterizzata da un alto podio accessibile mediante due scale laterali. Delle 12 colonne (6 frontali e 3 per ogni lato) in origine poste sul podio, se ne conserva oggi solo 1. Dietro il colonnato il corpo aggettante rappresenta la cella del tempio, con una finta porta dipinta frontalmente a suggerire l’accesso.
Il monumento è costruito senza aggiunta di parti esterne e proprio per questo, a causa della friabilità del tufo, molti dei suoi elementi architettonici originari sono andati perduti.
Solo grazie a frammenti decorativi recuperati durante gli scavi, si è potuto risalire ad una ricostruzione abbastanza realistica dell’opera. In origine la tomba doveva essere come ci mostra il pannello: le 12 colonne erano sormontate da capitelli decorati con volti umani maschili e femminili tra foglie di acanto. Colonne e capitelli sostenevano il soffitto a lacunari ed erano sormontate da un fregio a rilievo decorato con grifi e figure femminili e da frontoni triangolari ornati con motivi vegetali.
STUCCHI POLICROMI
Tutto il monumento era ricoperto da stucchi policromi secondo l’arte decorativa etrusca che amava i colori vivaci, forti, accesi e luminosi. Purtroppo, però, oggi dell’aspetto originale resta poco, anche se il suo fascino è ancora grande e magnetico.


(copyright Francesca Pontani)
LA CAMERA FUNERARIA
Percorrendo per 10 metri il lungo corridoio (dromos) centrale, si raggiunge la camera funeraria sotterranea a pianta cruciforme, con un’unica banchina di deposizione che in origine doveva essere occupata da un sarcofago ligneo. La sepoltura è stata saccheggiata in epoca antica e non abbiamo notizie del corredo funerario di accompagno.
UN’ALTRA CAMERA FUNERARIA
Un corridoio, ortogonale a quello dell’Ildebranda, conduce all’interno di un’altra camera funeraria destinata probabilmente a più individui poiché qui vediamo banchine di deposizione su tutti i lati. Molto bello è l’elegante soffitto decorato a lacunari.
UNA PICCOLA TOMBA
Uscendo dalla camera, sul lato destro, c’è un’ulteriore piccola tomba, scoperta negli anni ’70, che ha restituito un ricco corredo di vasellame bronzeo, destinato idealmente al banchetto dei defunti.

(copyright Francesca Pontani)
IL PARCO ARCHEOLOGICO “CITTÀ’ DEL TUFO”
se vuoi approfondire: LA TOMBA ILDEBRANDA: UN VIAGGIO FRA GLI ETRUSCHI
Molto interessante
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Grazie!
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